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Immagine del redattoreMENADITO FAMILY

La Sartoria 2.0

di Lorenzo Plazzi

Ho 23 anni e sono “un giovane sarto"


Questa è la definizione che i veterani del mestiere tendono a dare ai ragazzi che come me hanno deciso di avventurarsi in questo straordinario mondo. Non prendiamoci in giro, quando si parla di sartoria artigianale inevitabilmente si pensa a qualcosa di antico, polveroso: quasi preistorico.


Mi piace quindi essere chiamato “giovane sarto", ma non per la mia giovane età quanto per l’occasione che ho, nel mio piccolo, di resuscitare questo magnifico mestiere e renderlo più smart: sartoria 2.0. Chi l'ha detto che chi va dal sarto si debba attenere a rigide regole del costume, modelli classici e forme tradizionali?

(Certo senza nulla togliere alla classicità del vestire, l'eleganza non passa mai di moda!)

Il mio primo maestro mi diceva sempre:

”Un tempo la gente si vestiva per coprirsi. Ora le persone si vestono per sentirsi bene.

Noi facciamo stare bene le persone!”

Sta quindi nella bravura del sarto creare un mix armonioso tra classico e moderno, rivisitando capostipiti del “bel vestire" e avvicinandoli a quello che è il mercato di oggi, giovane e super dinamico.

L’evoluzione dei capi sartoriali iconici:

La Giacca

Il modello, che sia a due o tre bottoni o doppio petto (con le conseguenti sfumature per quanto riguarda i baveri e l'abbottonatura),

prevede nella maggior parte dei casi tasche classiche con profili e pattine e taschino in petto, o al massimo una squadrata tasca applicata senza troppe pretese.


Pochi erano i sarti che si spingevano in stravaganze stilistiche e modellistiche, sia perché il mercato non lo richiedeva, sia per una loro dedizione alle regole del lavoro.



La giacca sartoriale 2.0 è una giacca più morbida, molto più sagomata, la spalla è spesso


più bassa e molto meno imbottita (a volte addirittura vuota), e lascia molto più spazio alla fantasia del sarto.


Svariate sfumature nel modello (forme del collo, linea dei baveri,..), tasche con linee meno geometriche e fantasiose, dettagli rigorosamente fatti a mano che impreziosiscono e rendono unico il capo e di conseguenza anche chi lo indossa. Il Pantalone

Il pantalone sartoriale classico è riconoscibile a prima vista: gamba larga e dritta , pinces profonde sul davanti, la tasca dritta a profilo o obliqua, la lunghezza abbondante che appoggia sulla scarpa davanti e poggia sul tallone dietro.

In quanto ai dettagli, il pantalone un tempo era la parte dell'abito a cui si prestava meno attenzione, si faceva fare alle mogli che spesso imparavano da sole o dagli insegnamenti dello svogliato marito (Il lavoro del sarto era per tradizione un lavoro maschilista, solo l'uomo poteva realizzare la giacca mentre la donna si limitava a fare i pantaloni, occhielli e rifiniture), o ai pantalonai che erano pagati miseramente rispetto al lavoro che producevano.


Ne veniva fuori quindi un prodotto la maggior parte delle volte superficiale e poco curato.

La linea è morbida e valorizza le forme del corpo, non risultando ne troppo stretta ne troppo larga, ed è carico di dettagli artigianali che ne fanno un pezzo unico.

Tasche dalle più svariate forme, originali metodi di chiusura nella cinta, fibbie e cinturini, impunture a contrasto: chi più ne ha più ne metta!

I ragazzi di Menadito, che ringrazio per avermi ospitato sul loro blog, sono una dimostrazione ancora più moderna di cosa può fare la sartoria artigianale unita alla creatività e alla fantasia della nostra generazione. Siete grandi ragazzi!

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